LASTRE

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI NELL’ATTUALITA’

DAGLI ANNI ’30 AD OGGI

mostra fotografica

a cura di Renato Carbone e Romolo Sticchi

A cosa pensa Rita Hayworth mentre visita gli scavi di Pompei? Il viso da star stride con le scarpe comode da americana in gita, mentre lei osserva interessata le rovine romane. Davanti all’obiettivo non si mette in posa, durante la visita osserva, immagina. Magari pensa agli impegni della prossima settimana a Hollywood, all’appuntamento con gli studios per un nuovo film, oppure sta semplicemente immaginando gli antichi pompeiani aggirarsi affaccendati per la città poco prima della catastrofe. Comunque i fotogrammi ci regalano una Rita Hayworth che per un attimo nella sua vita di celluloide sembra essere tornata umana. Sono attimi, attimi di una storia nella storia. Davanti ai muri segnati da graffiti in latino vecchi di duemila anni sono passati milioni di persone, dai ricercatori ai VIP di tutto il mondo, ai semplici turisti. Lo stesso panorama è cambiato: quelle mura diroccate e polverose, una volta in aperta campagna, oggi sono praticamente inglobate nel tessuto urbano della caotica area vesuviana. La mostra è divisa in percorsi che abbracciano un periodo storico che va dagli anni ’30 ai giorni nostri. Due di questi riguardano gli scavi in senso stretto, Pompei ed Ercolano, attraverso il lavoro degli archeologi, il restauro, le immagini di com’erano i luoghi prima della cementificazione dell’area. Una terza parte della mostra, invece, è dedicata a momenti di vita che vedono in qualche modo protagonisti gli scavi: dalle visite di personaggi famosi a inaugurazioni ufficiali, alle prime Fiat Topolino sulla appena costruita autostrada Napoli-Pompei. Infine l’ultima sezione della mostra riguarda i giorni nostri, immagini d’autore del fotografo Cesare Abbate scattate negli scavi archeologici tra Ercolano ed Oplonti. La mostra è ricavata dalle immagini dell’archivio Carbone, che raccoglie più di cinquecentomila fotografie di quanto è accaduto a Napoli dagli anni 20 ad oggi. L’archivio si è costruito negli anni, da quando Riccardo Carbone, fotoreporter del quotidiano “Il Mattino” convinse l’amico Eduardo Scarfoglio a dare maggior spazio alle immagini come documentazione giornalistica. Navigando nel mare magnum dell’archivio, la mostra si è costruita poco per volta, ogni immagine andava ad occupare il posto giusto per documentare circa quarant’anni di storia degli scavi archeologici e di quanto accadeva nei dintorni. In quelle immagini in bianco e nero la suggestione è forte. Le reliquie dei fasti di un impero scomparso fanno da sfondo a timidi turisti impacciati, con i loro calzoni a sigaro o improbabili cappellini, che sgranano gli occhi di fronte a tanta storia, mentre un arruffato archeologo cerca di ripulire dalla polvere i calchi dei corpi di Pompei. Un pezzo della nostra storia, proprio come le case di Ercolano e Pompei, istantanee di un’Italia ingenua ed avventurosa molto più vicina nel tempo ma di cui oggi rimane ben poca memoria, persi come siamo tra computer e globalizzazione.