ICONOCLAST GAME

Installazione Video di Lorenzo Pizzanelli

Palazzo Venezia, Roma

12 – 30 settembre 2006

Ideazione e Sceneggiatura: Lorenzo Pizzanelli

Regia: Fariba Ferdosi e Lorenzo Pizzanelli

Montaggio Video: Sergio Licatalosi

Compositori Elettroacustici: Ivana Busu; Marco Dibeltulu; Stefano Ferrari; Francesco Giomi

Produzione: Museo Trans-Unto

Patrocini: Assessorato alla Cultura Comune di Firenze; Assessorato alla Cultura Comune di Siena; Mediateca Regionale Toscana; TRART Rete Regionale Toscana Arte Contemporanea

Iconoclast Game è un’opera che coinvolge musicisti di ricerca nel campo dell’elettroacustica, utilizzando il linguaggio e le tecnologie del videogame per analizzare criticamente la storia dell’arte occidentale dai bizantini all’arte contemporanea. Un software e un’interfaccia tra video e pubblico. Lo spettatore potrà “mettersi in gioco” attraverso il personaggio di Marcel Duchamp o il suo Alter Ego Rrose Sélavy, interfacciandosi al video davanti a lui. Iconoclast Game si pone come una riflessione sulla stessa storia dell’arte occidentale che ha rappresentato in forma figurativa il Sacro, dando liceità al culto delle immagini. La scelta del linguaggio e delle tecnologie contemporanee, come del videogioco, fanno parte integrante dei riferimenti al Futurismo e alle avanguardie storiche del ‘900 che vedevano nei musei e nell’adorazione della storia istituzionalizzata la morte della creatività. L’unico modo per fare i conti davvero con l’arte del nostro passato è quello di liberarla dalle incrostazioni ideologiche e abitudinarie che hanno trasformato dei capolavori in luoghi comuni di una cultura diffusa e banalizzata.

 

Da “L’ARTE, IL GIOCO, IL MONITOR E IL PRESENTE”

di Raffaele Gavarro, catalogo 2006.

“La scelta di Marcel Duchamp (e naturalmente quella di Rrose Sélavy) come figura di riferimento nel gioco (avatar) è quanto mai significativa della consapevolezza di Pizzanelli di essere di fronte ad una probabile condizione estrema, di fine. La modernità di Duchamp sta infatti proprio in tale rinuncia che non ha niente di romantico, ma che è proprio in questo stare ben dentro al presente. Pizzanelli richiama su di sé la condizione dell’artista che ogni giorno conclude la propria esperienza in modo definitivo, e ogni giorno la rinnova in modo altrettanto perentorio. Il gioco sviluppa in dodici livelli in cui dobbiamo liberare ogni volta un’opera d’arte che è musealizzata, rinchiusa in una dimensione del passato non più realmente accessibile. Lo facciamo dopo aver scelto il nostro avatar maschile o femminile, che solo alla fine dei dodici livelli si ricongiungeranno nell’unità da cui pure provenivano. Ma mentre procediamo nel gioco è il monitor che assume il vero carattere di opera d’arte. Ad esso, fedele specchio del nostro presente, Pizzanelli destina il ruolo di assoluto detentore dell’immagine e delle sue capacità. Naturalmente questa è anche una sfida: in questo rispecchiarsi c’è infatti ancora la necessità di guardarsi nel presente e di scoprirsi diverso dalla semplice immagine riflessa. Perché l’opera d’arte continua comunque a servire a questo: capire chi siamo e dove siamo. Almeno.”